A due anni dall’inizio della crisi siriana, l’ONU stima ci siano più di mezzo milione di rifugiati siriani in Giordania, almeno 600.000 secondo i numeri diffusi dal governo di Amman, ovvero più del 10% della popolazione del Regno Hashemita, le cui strutture sociali ed assistenziale sono ormai al collasso e non riescono a rispondere alle troppe esigenze di coloro che valicano il confine in cerca di aiuto.
L’assenza di una qualsiasi prospettiva immediata di pace peggiora ulteriormente la situazione lasciando i più deboli, come i bambini, in un grave stato di pericolo, stress e insicurezza.
La maggior parte dei siriani in Giordania vive fuori del campo, dove si è concentrato l’intervento di Un ponte per… sin dall’inizio dal 2011.
Con UNICEF, attraverso i 16 centri sociali gestiti dal nostro partner locale e diffusi in tutti i 7 governatorati della Giordania – Irbid,Mafraq, Amman, Ajloun, Balqa, Madaba e Zarqa -, il nuovo progetto risponderà alle necessità sempre più pressante di proteggere i più vulnerabili, portando assistenza a 12.600 bambini.
Attualmente i minori rappresentano infatti oltre la metà della popolazione costretta alla fuga a causa del conflitto e il 54% di coloro che hanno trovato ospitalità nei paesi confinanti.
Di qui l’urgenza di accoglierli in spazi sicuri, dove poter garantire assistenza psicologica, sociale e la possibilità di giocare e fare attività sportive e ricreative.
Nei prossimi otto mesi, personale specializzato s’impegnerà inoltre a fornire servizi di orientamento e sensibilizzazione su temi di particolare rilevanza come il matrimonio precoce, il lavoro minorile, l’importanza della scolarizzazione per i bambini e la violenza di genere.
Inoltre, proprio in funzione di prevenire, identificare e riferire i casi di abusi o maltrattamenti sui bambini, verranno formati dei comitati ad hoc costituiti da membri della comunità siriana e di quelle ospitanti (giordani, palestinesi e iracheni).