Siria. Il nostro lavoro nel campo di Abo Khashab

7 Maggio 2024, 12:40

Dall’inizio della crisi siriana sono trascorsi 13 anni. Quella che è stata a lungo considerata la principale emergenza umanitaria della regione mediorientale, vede oggi una crisi di fondi e di sostegno internazionale da parte degli attori umanitari, che restano sul campo tra molte difficoltà nel fronteggiare le necessità di una popolazione che resta bisognosa di sostegno, assistenza sanitaria, sviluppo.

E’ così anche nell’area del nord est della Siria, dove Un Ponte Per opera incessantemente dal 2015, grazie al sostegno di donatori internazionali come l’European Civil Protection and Humanitarian Aid Operations (ECHO), e grazie al lavoro dei suoi partner locali, tra cui la Kurdish Red Crescent (KRC). Qui sono ancora numerosi i campi che accolgono persone sfollate dall’inizio dei combattimenti nel paese, e a causa delle ripetute offensive lanciate nel corso degli anni dalla Turchia. Nati spesso come insediamenti informali in zone remote del paese, difficili da raggiungere e lontani dalle principali città, con il passare del tempo sono divenuti campi che oggi vengono sostenuti dalle organizzazioni non governative per garantire accesso alla salute, all’istruzione e alla protezione alla popolazione sfollata.

Tra questi, c’è anche il campo di Abo Khashab, creato nel 2017 nell’area di Deir Ez-Zor, che accoglie oggi oltre 10.000 persone fuggite sia dal conflitto siriano che dalle incursioni turche nell’area. Nato come insediamento informale, è stato presto raggiunto dagli attori umanitari, tra cui Un Ponte Per, per tentare di costruire un sistema di sostegno e assistenza umanitaria di base. Qui, la maggioranza delle persone accolte sono donne, e il 70% sono minori.

Grazie al sostegno di ECHO, Un Ponte Per e KRC sono riusciti a costruire nel campo una clinica stabile, che oggi è in grado di gestire le emergenze 7 giorni su 7, 24 ore su 24, ed è dotata di un sistema di ambulanze capace di raggiungere gli ospedali più vicini. Attrezzata con tutto il materiale necessario, e fornita di medicinali che vengono distribuiti gratuitamente, la clinica fornisce assistenza per malattie croniche e servizi di medicina interna, ma si è concentrata anche su donne e minori: vengono infatti forniti gratuitamente servizi di ginecologia e pediatria (tra cui gli screening sulla malnutrizione infantile), e si gestiscono casi emergenziali come le ricorrenti epidemie di leishmaniosi.

In questi anni di lavoro nel campo di Abo Khashab abbiamo incontrato tante storie e tante persone”, racconta Maria Toran Carpio, Project manager del progetto “Life-saving and life-sustaining health assistance to the war-affected population in NES”, sostenuto da ECHO e giunto oggi al suo settimo anno di vita. “Come Yazi, una donna sfollata molto coraggiosa che è stata di grande ispirazione per tutti noi. Un anno fa ha dovuto affrontare gravi problemi di salute”, racconta Maria. “Nonostante le sue condizioni fossero davvero molto complesse, il team di KRC è riuscito a supportarla in modo straordinario. Riconoscendo subito la gravità della situazione, il team è riuscito a indirizzarla verso la struttura sanitaria specialistica più adeguata alle sue esigenze, dove è stata accompagnata verso la guarigione. Oggi le sue condizioni sono migliorate moltissimo, continua a fare riferimento alla nostra clinica e al nostro personale nel campo dove viene monitorata settimanalmente”, spiega.

Un lieto fine è anche quello che siamo riusciti a garantire a Yassin, una bambina di 10 anni che riportava gravissime ustioni sul 75% del suo corpo a causa di un incidente. Anche in questo caso è stato il team di KRC, insieme a Un Ponte Per, a tentare di trovare la soluzione migliore per assicurarle le cure specialistiche di cui aveva bisogno. “Yassin ha subito diverse operazioni chirurgiche”, ricorda ancora Toran Carpio, “e la dedizione del team medico ad Abo Khashab, in collaborazione con gli ospedali locali, è stata impareggiabile. Un mese fa è potuta finalmente tornare a scuola, riprendendo il suo percorso di studio e di crescita. La sua storia ci ricorda quanto sia fondamentale continuare ad essere a fianco alla popolazione siriana e non dimenticarla”.

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