La tua firma contro una violenza *del* genere
“Stare a casa” è lo slogan che accompagna dal primo giorno l’emergenza mondiale determinata dalla diffusione del virus Covid-19. Alla base, l’idea che l’unico luogo sicuro siano le mura domestiche, per evitare il contatto con altre persone, rallentando così la diffusione del contagio.
Ma cosa succede se quelle quattro mura sicure non sono, perché è proprio al loro interno che si consumano violenze e abusi? E cosa succede se quelle quattro mura non esistono più, perché sono state distrutte da guerre e conflitti, si è vissuta la fuga e lo sfollamento, e dunque oggi “casa” è una tenda in un campo profughi sovrappopolato?
E’ questa la condizione che si trovano a vivere milioni di donne nel mondo, e in particolare in quei paesi in cui noi di Un Ponte Per operiamo da anni. Condizioni che abbiamo imparato a conoscere molto bene, e nelle quali siamo impegnate/i ogni giorno.
Le guerre, i conflitti, le condizioni di precarietà e povertà diffusa hanno sulle donne un peso maggiore. Se vittime di queste condizioni sono tutte e tutti, il prezzo che pagano le donne sulla propria pelle è spesso doppio.
La relazione esistente tra guerre, conflitti, militarizzazione e aumento della violenza di genere è stata ampiamente dimostrata: studi, numeri e analisi dimostrano che ad ogni situazione di difficoltà oggettiva, la violenza di genere (Gender Based Violence, GBV) e gli abusi domestici aumentano vertiginosamente.
Possiamo solo immaginare quanto potrà andare ad impattare su condizioni già complesse la diffusione su scala globale della pandemia, e quanto le donne si troveranno ad affrontare ancora una volta difficoltà molteplici, costrette a restare chiuse in case poco sicure, dove i livelli di stress comporteranno nuovi aumenti di abusi e molestie.
Nel nostro lavoro di analisi sul campo che svolgiamo prima di costruire i nostri interventi di solidarietà, scopriamo spesso che è proprio questa l’urgenza più grande: proteggere chi in condizioni estreme si trova doppiamente vulnerabile. Sono le donne a chiedercelo, le condizioni oggettive che ci troviamo a riscontrare.
Lo abbiamo visto in Siria, dove nelle città devastate dalla guerra, così come nei campi profughi in cui operiamo, svolgiamo analisi costanti per capire quali siano le urgenze. A Raqqa, ad esempio, abbiamo rilevato un meccanismo di incremento della violenza di genere in seguito al conflitto e come principale conseguenza delle restrizioni economiche e dello stress psicologico derivato. Tra gli effetti maggiori che abbiamo riscontrato, l’aumento della violenza domestica agita da mariti e partner (Intimate Partner Violence – IPV).
Lo abbiamo visto in Iraq, dove nei campi che accolgono persone sfollate e rifugiate le donne denunciano alti rischi di subire violenza: luoghi particolarmente pericolosi, dove gli assalti da parte degli uomini possono avvenire sia in spazi pubblici che privati – case, bagni collettivi, luoghi di raccolta, rifugi sovraffollati – e rimanere impuniti. Ma lo abbiamo visto anche a Mosul, città uscita da 3 anni di occupazione da parte di Daesh, e nella Piana di Ninive, dove sosteniamo 6 centri anti-violenza che gestiscono sia i traumi inflitti alle donne durante l’occupazione, che quelli generati in seguito.
Lo abbiamo visto in Giordania, dove nella vulnerabilità di comunità rifugiate dalla guerra in Siria si consumano difficoltà ancora più grandi, e dove abbiamo scelto di investire le nostre forze nel garantire assistenza legale gratuita a chi cerca di uscire da percorsi di violenza.
Lo abbiamo visto in Libano, nei campi profughi palestinesi, dove la diffusa disoccupazione maschile genera alti livelli di violenza domestica, e dove le donne si fanno spesso carico tanto del lavoro di cura familiare, quanto del sostentamento economico. Per questo, con i programmi di sostegno a distanza prendiamo in carico l’intero nucleo familiare, accompagnando bambine e bambini nei loro percorsi scolastici, ma garantendo alle mamme sostegno psicologico.
Da sempre il nostro intervento è fortemente incentrato sulla protezione delle donne sopravvissute, e sul contrasto costante alla violenza in ogni sua forma. In Iraq, Siria, Giordania e Libano lavoriamo per garantire protezione e rifugi sicuri, assistenza legale gratuita, costruzione di percorsi di indipendenza economica, servizi per la salute riproduttiva e sostegno psicologico a chi ne ha bisogno.
Per questo, abbiamo deciso di dedicare anche quest’anno la nostra Campagna 5×1000 a loro, alle donne.
Una battaglia comune, che si combatte con 3 armi: contrasto alla violenza di genere, protezione, indipendenza.
Contrasto alla violenza: per sostenere le donne sopravvissute e lavorare con le comunità.
Protezione: perché sia garantita la sicurezza delle donne e il loro accesso a servizi di salute riproduttiva.
Indipendenza: perché donne libere di costruire economicamente il proprio futuro saranno anche più libere dalla violenza.
Anche grazie alle firme destinate a Un Ponte Per con l’ultimo 5×1000, abbiamo garantito protezione a 15.000 donne in Iraq attraverso il sostegno a 6 centri anti-violenza. Abbiamo effettuato oltre 11.000 visite a domicilio alle donne in Siria, assicurando loro il diritto alla salute riproduttiva, continuando a portare avanti il lavoro nelle cliniche costruite per le donne in tutto il nord est del paese. Abbiamo fornito assistenza legale gratuita a 500 donne sopravvissute alla violenza in Giordania, accompagnandole nel loro percorso di costruzione di un futuro libero ed indipendente. Abbiamo preso in carico 75 famiglie palestinesi nei campi del Libano, sostenendo psicologicamente le donne. Abbiamo organizzato laboratori, corsi di formazione per l’avviamento al lavoro e l’affermazione personale, condotto campagne di sensibilizzazione per il contrasto alla violenza.
E vogliamo continuare a farlo. Sempre di più, sempre meglio.
Sostenerci e permetterci di essere ogni giorno più efficaci non costa nulla, basta una firma. Ma ogni firma per noi ha un valore pari a 30 euro.
Cosa possiamo fare con 30 euro?
30 euro è il costo per sostenere il funzionamento di un centro anti-violenza per 1 settimana.
Per te è una firma.
30 euro è il costo di una sessione di sostegno psicologico per una donna sopravvissuta alla violenza.
Per te, è una firma.
30 euro è il costo di mezza giornata di formazione per un medico sui temi della violenza di genere.
Per te è una firma.
30 euro è il costo per accompagnare una donna in gravidanza durante il primo trimestre.
Per te è una firma.
30 euro è il costo di 2 visite ginecologiche specialistiche.
Per te è una firma.
30 euro è il costo di una consulenza legale gratuita per affrontare una causa di divorzio in tribunale.
Per te, è una firma.
30 euro è il costo di mezza giornata in un laboratorio di sartoria per l’avviamento professionale. Per te è una firma.
Sostieni i nostri interventi a fianco delle donne.
Sarà la tua firma, contro una violenza del genere.