Corpi Civili di Pace 2024: al via il bando
Al via il nuovo bando per la quarta annualità dei Corpi Civili di Pace, a cui Un Ponte Per partecipa in collaborazione con ACQUE CORRENTI ETS.
Quest’anno saranno selezionati/e 4 volontari/e per il progetto “Corpi Civili di Pace: Together for Change 2” che si svolgerà in Giordania.
La scadenza per fare domanda è il 23 dicembre 2024 alle ore 14.
Qui tutte le informazioni per partecipare al bando CCP 2024 >>
Per presentare la domanda di servizio civile è necessario accedere via SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale, accedendo alla piattaforma DOLCCP all’indirizzo https://domandaonlineccp.serviziocivile.it
Per dubbi ed approfondimenti sul progetto è possibile contattare Un Ponte Per all’indirizzo email info[at]unponteper.it.
Di cosa si occupano i Corpi Civili di Pace?
L’istituzione dei Corpi Civili di Pace rappresenta una novità quasi assoluta nel panorama europeo e mondiale, è infatti possibile rifarsi solo parzialmente ad altre esperienze.
Furono previsti dalla legge di stabilità italiana del dicembre 2013 grazie ad un emendamento presentato da Giulio Marcon (SeL) e al lavoro portato avanti da reti, Ong e associazioni nell’ambito della più vasta campagna “Un’altra Difesa è possibile!” per l’istituzione di una Difesa civile, non armata e nonviolenta in Italia.
Nel dicembre del 2015 dal Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale arriva il decreto, con il quale viene approvato il prontuario di progettazione per l’avvio della sperimentazione (giunta oggi alla terza annualità). Associazioni, enti ed Ong possono iniziare a scrivere i progetti, e i CCP vengono previsti all’interno del cappello istituzionale del Servizio Civile Nazionale.
L’intervento dei Corpi Civili di Pace è realizzato nei seguenti campi di azione:
- sostegno ai processi di democratizzazione, di mediazione e di riconciliazione;
- sostegno alle capacità operative e tecniche della società civile locale, anche tramite l’attivazione di reti tra persone, organizzazioni e istituzioni, per la risoluzione dei conflitti;
- monitoraggio del rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario;
- attività umanitarie, inclusi il sostegno a profughi, sfollati e migranti, il reinserimento sociale degli ex-combattenti, la facilitazione dei rapporti tra le comunità residenti e i profughi, sfollati e migranti giunti nel medesimo territorio;
- educazione alla pace;
- sostegno alla popolazione civile che fronteggia emergenze ambientali, nella prevenzione e gestione dei conflitti generati da tali emergenze.
Questo modello sperimentale si propone l’obiettivo di ricercare soluzioni alternative all’uso della forza militare per la risoluzione dei conflitti. Competenze, capacità e sensibilità particolari, che non mancheranno ai giovani che sceglieranno di impegnarsi su “nuovi fronti”, saranno anche sviluppate da una formazione mirata e qualificata, appositamente prevista dal decreto interministeriale.