Giorno della Terra in Palestina: i semi della resistenza

27 Marzo 2024, 21:00

Un detto popolare in Palestina recita che il colonizzatore può anche rubare e controllare la terra, ma solo il popolo indigeno la conosce e la ama. Solo lui sa prendersene cura, perché a quella terra è legato da radici lontane, da un legame indissolubile che poco ha a che fare con il nazionalismo, e molto invece con l’appartenenza a un territorio, alla sua storia, alle sue tradizioni tramandate di generazione in generazione, nonostante i tentativi di annientamento.

Anche per questo in Palestina El Yom Al Ard, il Giorno della Terra, ha un valore simbolico e politico centrale. Si celebra ogni anno per ricordare il 30 marzo del 1976, quando una protesta contro la confisca israeliana di terra palestinese fu repressa nel sangue, provocando la morte di 6 persone. Da allora, quella giornata è diventata molto più che una commemorazione, ma un monito lanciato al mondo per ricordare il diritto del popolo palestinese al ritorno alla sua terra; una resistenza radicata come gli alberi di ulivo, contro il colonialismo di insediamento israeliano che, avendo come obiettivo la conquista del territorio e l’eliminazione della popolazione nativa, ha proprio la terra al centro del suo progetto.

E di quella terra, da 38 anni, si prende cura con dedizione e amore la Union of Agricoltural Work Commitees (UAWC), che Un Ponte Per sta sostenendo nel suo lavoro oggi a Gaza, dove sta portando acqua potabile alla popolazione sottoposta a un tentativo di genocidio da parte israeliana ormai da 6 mesi.
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La campagna “Acqua per Gaza”, che abbiamo lanciato insieme a UAWC a febbraio, è solo una parte del suo lavoro e della sua lunga, lunghissima storia. Rappresenta la necessità, oggi impellente, di intervenire nella peggiore catastrofe umanitaria della storia recente; ma dietro e tutto intorno c’è una storia di radicamento nel territorio e attaccamento a quella terra le cui origini vanno ricercate agli albori della prima Intifada.

E’ il 1987 quando, in seguito all’ennesima violenza coloniale commessa proprio nella Striscia di Gaza, esplode la più grande rivolta popolare che la storia palestinese ricordi. Una pagina importantissima della storia locale non solo perché, per la prima volta, la popolazione palestinese in rivolta riusciva a mostrare al mondo l’asimmetria delle forze in campo, con le immagini iconiche di donne e bambini che lanciavano pietre contro i mezzi militari israeliani. Ma anche perché, nel corso di quella sollevazione, nacquero e si svilupparono strutture sociali e politiche che avrebbero accompagnato tutta la storia della popolazione palestinese. Tra queste, anche l’UAWC.

 

I Comitati di lavoro palestinesi si sviluppano infatti nelle città e nei villaggi assediati dall’esercito israeliano in risposta alla sollevazione popolare della Prima Intifada. Traggono ispirazione e modelli di organizzazione dalle tante organizzazioni volontarie che già operano all’interno della società per sollevarla dal peso dell’occupazione militare. I villaggi e le comunità nel territori occupati, durante l’Intifada vengono posti sotto assedio per mesi: saranno costretti a trovare forme di sussistenza per la popolazione e insieme scrivere pagine di mutualismo sociale e resistenza. La repressione israeliana alla sollevazione, all’epoca, comporta la chiusura di asili, scuole, università, ospedali, negozi. E’ così che la popolazione si organizza dal basso, istituendo i Comitati di lavoro volontari che serviranno a garantire continuità educativa, scolastica, medica e alimentare alla popolazione. Un lavoro capillare e volontario, che vedrà la nascita – tra le altre cose – di orti collettivi, cooperative agricole, progetti di “home economy”, che avranno l’obiettivo di garantire sussistenza alla popolazione ma anche di boicottare l’economia della potenza occupante, rafforzando così le capacità organizzative e politiche della popolazione.

Nasce così anche l’UAWC, creato nel 1986 da un gruppo di agronomi su base interamente volontaria, che formerà subito i suoi Comitati agricoli sia in Cisgiordania che a Gaza, per sostenere i contadini e le contadine nel lavoro della terra, rendendo economicamente indipendente la popolazione e garantendo sicurezza alimentare. Allo stesso tempo, sostenendo le mobilitazioni contadine della prima Intifada, e contribuendo a diffondere tra gli agricoltori lo spirito di liberazione anticoloniale.

In questi 36 anni, UAWC non ha mai smesso di lavorare a fianco di contadini e agricoltori. Negli anni, il suo lavoro è diventato sempre più importante, di fronte alla continua confisca di terre agricole da parte di Israele, e della brutale colonizzazione dei territori occupati, così come del ventennale assedio della Striscia di Gaza.

I semi di resistenza gettati nel corso degli anni Ottanta hanno continuato a germogliare, e la popolazione a resistere all’oppressione, restando radicata alla terra.

Nel corso degli anni, UAWC si impegna per creare e supportare comitati agricoli interamente femminili, nella convinzione che le donne abbiano un ruolo di primo piano nella resistenza al colonialismo e nella costruzione di una società palestinese democratica e inclusiva. L’organizzazione cresce, si sviluppa, crea legami e relazioni con la cooperazione internazionale, e oggi rappresenta una delle più importanti e antiche Ong palestinesi.

Nel 2003, UAWC lancia un altro importantissimo progetto: la Banca dei Semi. E’ la prima banca di questo genere in Palestina, creata con l’obiettivo di difendere la sovranità alimentare della popolazione nativa rispetto alla propria terra e al proprio contesto.

I semi rappresentano infatti un patrimonio collettivo inestimabile, e attraverso la coltivazione della terra contadine e contadini hanno modo di garantire sussistenza alle proprie famiglie, villaggi, comunità, in un’ottica di mutualismo che rappresenta anche una sfida contro la dominazione coloniale, che controlla anche l’economia palestinese e ciò che alla popolazione è concesso coltivare e acquistare.

Attraverso un sofisticato sistema di archiviazione e riproduzione dei semi, la Banca ha il duplice obiettivo di incrementare la produzione e la distribuzione di semi presso gli agricoltori, così da garantire sicurezza alimentare; e allo stesso tempo preservare le coltivazioni originarie della Palestina storica, archiviandole perché siano sempre disponibili e soprattutto conosciute: un’altra forma di resistenza, di fronte al tentativo di rimozione della Palestina e del suo popolo dalla storia.

Nel Giorno della Terra, il nostro pensiero va a quella di Palestina, così terribilmente colpita in queste ore. Siamo fiere/i di camminare a fianco del nostro partner locale, nella protezione della terra palestinese e dei diritti del suo popolo.

 

Video estratti dal documentario “The Backbone Of The Palestinians” di Giacomo Fausti/UAWC