Occorre fermare il massacro, occorre fermare le armi!
Ogni atto contro civili inermi, la presa di ostaggi e la violazione della dignità delle vittime è per noi di Un Ponte Per motivo di sdegno e di condanna.
In tutta la nostra storia abbiamo assunto il punto di vista delle vittime civili, senza discriminazioni di nazionalità, colore della pelle o di sapore coloniale. Per noi ogni vittima è una sconfitta dell’umanità, un crimine che andrebbe combattuto dalla comunità internazionale muovendosi per far cessare la violenza e non aggiungere orrore ad altro orrore.
L’equazione Gaza=Hamas è per questo inaccettabile perché dispone ad una vendetta collettiva su una popolazione inerme, che non può scappare da nessuna parte e che vede, quartiere dopo quartiere, l’intera area avviarsi verso la distruzione totale. Per questo chiediamo all’Unione Europea e alla comunità internazionale di utilizzare ogni pressione per indurre il governo israeliano a cessare l’assedio di Gaza e consentire i soccorsi e la protezione dei civili a cominciare dai soggetti più deboli e vulnerabili.
I civili (compresi bambini e bambine) uccisi durante il raid in Israele non avranno giustizia se a questa strage si aggiungeranno nuovi eccidi di altri bambini /bambine e civili. Così come non hanno avuto giustizia i bambini e le bambine palestinesi assassinati in questi anni dall’ occupazione spietata e cieca dei loro territori.
Occorre fermare il massacro, occorre fermare le armi!
Esprimiamo allarme e preoccupazione anche per gli operatori e le operatrici umanitarie che sono a Gaza intrappolati/e e che sono testimoni di quanto di terribile sta accadendo alla popolazione civile, il cui numero di vittime, ora per ora, sta crescendo esponenzialmente.
Diamo tutta la nostra solidarietà all’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) che ha perso, sotto i bombardamenti di questa notte, 9 persone dello staff.
Troviamo incredibile ed irresponsabile che l’Unione Europea, proprio mentre si cinge d’assedio un’area tra le più densamente popolate del mondo, discuta di possibili interruzioni dei fondi della cooperazione diretti alla popolazione palestinese.
Chiediamo il rilascio di ogni ostaggio israeliano così come rinnoviamo la nostra richiesta di liberazione dei prigionieri politici palestinesi ingiustamente detenuti.
Il massacro e la distruzione di Gaza davanti all’immobilismo della comunità internazionale, possono incendiare l’intero Medio Oriente, rafforzando le componenti settarie fondamentaliste, con il rischio di espansione del conflitto.
Occorre svuotare i pozzi di odio, ricostruire fiducia nel diritto internazionale, lavorare per sostituire alla logica della guerra e delle armi quella del dialogo e del negoziato. Dalla società civile araba e israeliana si levino le voci degli uomini e delle donne di cultura contro questa deriva bellicista.
Costruiamo i ponti tra le società civili perché come scriveva Vittorio Arrigoni dobbiamo “restare umani, anche quando intorno a noi l’umanità pare si perda”.
Il ricorso alla forza delle armi, alla militarizzazione del territorio, alla costruzione di muri, al sistema di apartheid, alla negazione dei diritti elementari del popolo palestinese non hanno reso più sicuro Israele.
Solo un vero processo di pace e di decolonizzazione dei territori palestinesi e l’applicazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite può contribuire a ricostruire la fiducia reciproca in un quadro di rispetto dei diritti fondamentali di tutte e tutti.
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“Acqua per Gaza” è la nostra campagna per rispondere alla crisi derivante dall’assedio completo del popolo palestinese da parte di Israele.
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