Speciale Libano: due anni dopo l’esplosione del porto di Beirut
Il 4 agosto 2020 il pianeta intero osservava in mondovisione le incredibili immagini del porto di Beirut.
Un’esplosione terribile che tutti/e ricordiamo, in cui persero la vita 244 persone (l’ultima poche settimane fa), oltre 7000 rimasero ferite e più di 300.000 furono sfollate dalle case ridotte a brandelli. Un intero quadrante della capitale libanese venne spazzato via, in pochi attimi. Ancora oggi non sono stati individuati responsabili né si è arrivati a conclusioni rilevanti.
A due anni di distanza, con il Libano che sembra sprofondato in una crisi irreversibile, quell’esplosione rimane l’emblema di un paese abbandonato a se stesso e sempre più alla deriva. Oggi i silos del porto vengono lasciati bruciare settimane, per poi crollare a pochi giorni dall’anniversario dell’esplosione. Oggi scoppiano continuamente risse nelle strade per un pezzo di pane.
Purtroppo però con la stessa velocità con cui finiva in TV a reti unificate, il Libano è scomparso dai radar dei media mainstream.
In occasione di questo secondo triste anniversario vi proponiamo uno speciale di approfondimento sul piccolo stato levantino: tre articoli per capire di più cosa sta succedendo in quel territorio.
La voce inascoltata di chi quel giorno perse una persona cara e ancora aspetta verità e giustizia; la gioventù in piazza che nel 2019 spaventava i potenti e oggi sembra aver perso la voglia di sognare; gli enormi nodi irrisolti di un paese che non ha più pane, acqua potabile, elettricità.
Scopri tutto questo e molto altro nel nostro speciale Libano.
Ainfijar Beirut: il Libano a 2 anni dall’esplosioneI nodi irrisolti di un paese allo stremo |
di David Ruggini, Campo Missione Libano |
“Libano mio, se potessi me ne andrei” |
di Giovanna Gagliardi, Comitato Nazionale di UPP |
In Libano la rivoluzione non sogna più |
di Edoardo Cuccagna, Ufficio Comunicazione |