Il primo scambio Italia-Iraq di DIMMI di Storie Migranti
Nell’ambito del progetto DIMMI di Storie Migranti, cinque studenti di altrettante università italiane sono appena partiti/e per uno scambio culturale durante il quale visiteranno il Kurdistan iracheno.
Il programma della visita, della durata di 10 giorni, prevede una serie di attività che si svolgeranno tra le città di Erbil e Sulaymaniyah assieme a giovani iracheni/e che, a giugno, visiteranno a loro volta alcune città italiane. I/le partecipanti visiteranno città, campi profughi e i nostri Centri giovanili, per osservare da vicino il lavoro dal basso di costruzione della pace che portiamo avanti nel paese.
Obiettivo dello scambio è principalmente quello di confrontarsi con coetanei che vivono realtà diverse. Raccogliere le storie di chi ha vissuto guerre e violenze e che oggi sta ricominciando da capo, riprendendo in mano il proprio futuro. E superare il limite imposto da una narrazione che vuole l’Iraq e il Kurdistan iracheno luoghi da raccontare solo quando sono in guerra.
I ragazzi e le ragazze hanno voluto partecipare per ragioni diverse. Ma soprattutto per passione e curiosità. Come spiega Davide, 21 anni, che studia di Scienze Politiche, Relazioni Internazionali e Diritti Umani all’Università di Padova.
“Da appassionato di giornalismo e attivo in diverse realtà nella mia città, credo sia fondamentale cominciare ad aprire spazi e tempi di discussione consapevole su come reagire al presente. Oltre a voler avere uno sguardo altro rispetto alla condizione dei rifugiati e dell’accoglienza, voglio comprendere e conoscere da vicino una realtà così complessa e variegata come quella che andremo ad incontrare, molto spesso sentita o letta attraverso reportage”.
Gli fa eco Tommaso, 22 anni, che studia Scienze Politiche all’Università Statale di Milano:
“Parliamo spesso di Medio Oriente, soprattutto per notizie negative e dai toni allarmistici, ma è un mondo molto complesso e interessante che non conosciamo. L’opportunità di viaggiare e vederlo in prima persona è un privilegio che non tutti possono avere. Spero di riuscire a capire e poi a raccontare questo viaggio nel modo giusto e con un occhio nuovo. Spero anche di riuscire a staccarmi dal mio punto di vista di europeo occidentale, per riuscire a comprendere una cultura diversa”.
Non temono le difficoltà, se non il difficile incontro con la sofferenza di persone che hanno perso tutto a causa della guerra. Come spiega Alessandra, 27 anni, che studia Lingue e Comunicazione Interculturale in all’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”: “Mi spaventa un po’ dovermi confrontare con persone rifugiate in un campo profughi. Ma è anche la cosa più interessante”.
E come sottolinea anche Luigi, 25 anni, studente al Master in Cooperazione Internazionale della Pontificia Università Lateranense. “La visita al campo profughi è sicuramente importante per comprendere quanto accaduto. Ma ho molto interesse anche a visitare i Centri giovanili di Un Ponte Per…, per osservare da vicino un processo di peacebuilding e capire come i ragazzi e le ragazze rispondano ad un tentativo che li mette al centro, considerandoli attori fondamentali per il futuro del paese, e non come vittime”.
Raffaella, 25 anni, studentessa di Scienze per la Pace, racconta le reazioni preoccupate di parenti e amici alla notizia che sarebbe andata in Iraq. “Credo sia dovuta ad una conoscenza parziale della storia regionale. C’è paura perché si tende ad immaginare il Medio Oriente come una regione da sempre dominata dal terrore e dalla guerra. Io invece sono voluta partire proprio per conoscere da vicino la storia e la cultura di questo paese e del suo popolo”.
Per leggere i diari scritti da ragazze e ragazzi coinvolti/e nello scambio, clicca qui.
Annalisa Marocchi – volontaria Un Ponte Per…