Mare Monstrum: le relazioni
Si è chiusa a Napoli la 25ma Assemblea Nazionale di Un ponte per…: tanti i temi al centro di tre giorni di dibattiti, incontri e confronti tra attivisti e soci, in un importante momento di incontro e riflessione.
Dai conflitti in Siria e in Iraq – il cui approfondimento e comprensione è necessario oggi più che mai per comprendere il mondo in cui viviamo – alla resistenza contro Daesh in Rojava, fino alle migrazioni e alla militarizzazione crescente delle frontiere, di cui il Mediterraneo rappresenta oggi il paradigma più evidente.
Tra gli incontri in programma anche “Mare Monstrum”, la conferenza cui hanno partecipato tra gli altri anche Antonio Mazzeo (giornalista pacifista) e Giuliana Visco (Resistenze Meticce – ESC Inforights), pensata per approfondire il tema della militarizzazione del Mediterraneo e della risposta europea – e più in particolare italiana – all’esodo dei migranti e al crescente razzismo come prodotto della mediatizzazione del fenomeno terrorista.
La “Fortezza Europa” ha scatenato infatti negli ultimi anni una vasta offensiva militare nel Mediterraneo per impedire il flusso di migranti dall’Africa e dal Medio Oriente verso le coste dell’Italia e della Grecia. Unità navali, aerei da guerra, elicotteri, velivoli senza pilota pattugliano giorno e notte le acque con il solo scopo di monitorare rotte e traffici, mentre quasi nulla viene fatto per potenziare le operazioni di ricerca e soccorso e di pronto intervento in caso di naufragi. L’obiettivo a medio termine sembra quello di proiettare ancora più a sud la frontiera dell’Unione Europea, occupando militarmente i porti e le città costiere della Libia e della Tunisia ed esternalizzando in Africa centri di “prima accoglienza” e strutture detentive per migranti, rifugiati e richiedenti asilo.
Di questo, delle critiche alle operazioni “Mare Nostrum” e “Triton”, dei crimini di Frontex, della Sicilia come nuova frontiera del suo spazio di azione e di molto altro ha parlato Mazzeo, la cui relazione è disponibile in versione integrale cliccando qui.
Ci si è poi concentrati sul tentativo di superamento del Regolamento di Dublino e sulle opposizioni a questa normativa messe in campo da tante e tanti in Italia, e in particolare a Roma, al centro nelle ultime settimane di una rinnovata (non) emergenza riguardante migranti, richiedenti asilo e transitanti che si è creata a Ponte Mammolo come alla Stazione Tiburtina, che ha permesso di riscoprire un attivismo solidale messo in campo da tante e tanti per opporsi e sopperire alle mancanze del sistema di accoglienza cittadino.
Di questo ha parlato Giuliana Visco, attivista di ESC Inforights, concentrandosi in particolare sulla categoria dei “transitanti” (coloro che, in fuga dalla guerra, non vogliono fermarsi nel paese europeo di arrivo ma raggiungere parenti o amici in altre nazioni), e del rischio che vengano strumentalizzati nella diatriba per gli oneri dell’accoglienza attualmente in atto nei paesi UE. Nella sua relazione (scaricabile in versione integrale cliccando qui) Giuliana ha parlato della “retorica dell’emergenza” come strumento atto a produrre norme sempre più discriminanti e orientate verso l’esternalizzazione del controllo delle frontiere, in un’ottica che allontana il nostro paese sempre di più da una dinamica di accoglienza e parità tra sponda Nord e Sud del Mediterraneo. In questo quadro è stata proprio la solidarietà attiva di tante e tanti a Roma in questi giorni a decostruire la retorica dell’”emergenza migranti”, mostrando con sempre più forza la necessità di riscrivere il sistema di accoglienza e permettendo di riscoprire e valorizzare un humus solidale privo di risorse che agisce in sordina per convinzione politica o semplicemente per solidarietà civile.
Temi sui quali nel corso dell’Assemblea Un ponte per… ha deciso di concentrarsi con rinnovato impegno a partire già da domani, grazie al lavoro che i nostri Comitati locali saranno in grado di svolgere sui territori. Per cominciare a scrivere un futuro diverso, fatto di accoglienza, solidarietà, affermazione di diritti e solidarietà attiva della società civile.