La denuncia dei Corpi Civili di Pace appena rientrati in Italia.

2 October 2024, 17:10

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“Corpi Civili di Pace” è il nome dato ai/lle giovani volontari/e che svolgono azioni di pace non governative nelle “aree di conflitto”. L’istituzione, nata in Italia nel 2013 nell’ambito del Dipartimento per le politiche giovanili come un corpo di difesa civile nonviolenta e disarmata, ha portato negli ultimi anni molti/e giovani italiani/e in diverse aree di mondo per un anno di attività finalizzate alla prevenzione e all’interposizione nei conflitti. L’ultima annualità si è appena conclusa e i/le ragazzi/e partite con Un Ponte Per sono da poco rientrate in Italia da Libano, Giordania e Romania. Il documento che segue riporta le loro precise considerazioni sull’attuale situazione di escalation internazionale e di gravissime violazioni dei diritti umani. A che titolo si esprimono? L’Art. 2 del decreto per l’organizzazione dei Corpi Civili di Pace, punto 2., lettera c), menziona espressamente il “monitoraggio del rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario” fra le aree di intervento del programma nelle aree di conflitto.
Per questo il comunicato che segue è particolarmente significativo.

2 Ottobre 2024In qualità di volontari/e CCP (Corpi Civili di Pace), denunciamo e condanniamo le violazioni dei diritti umani che da quasi un anno stanno avvenendo in Palestina e in Libano. Dal 7 ottobre lo stato di Israele sta portando avanti una campagna genocida nei confronti del popolo palestinese che ha sterminato, ad oggi, oltre 42.000 civili, di cui oltre 16.000 bambini/e. Israele ha consapevolmente raso al suolo abitazioni civili, ospedali, scuole, sedi giornalistiche. Con l’inganno dei cosiddetti “luoghi sicuri”, ha costretto le persone a spostarsi da un luogo all’altro della Striscia di Gaza, bombardando sia quegli stessi spazi di fortuna indicati come rifugi, sia le aree attraversate dalla popolazione in fuga. Dall’8 ottobre lo stato di Israele sta portando avanti una campagna di bombardamenti nel sud del Libano che ha colpito obiettivi militari e civili. Nell’ultima settimana le bombe israeliane hanno raggiunto la capitale Beirut, causando oltre 1.000 morti, radendo al suolo interi quartieri civili e causando l’esodo forzato di migliaia di persone. In territorio libanese, oltre alle bombe al fosforo bianco già denunciate, sono state utilizzate nella giornata di venerdì 27 settembre le distruttive bunker buster che, penetrando in luoghi anche sotterranei prima di esplodere, hanno letteralmente polverizzato i corpi dei civili rimasti uccisi nell’attacco, rendendo quasi impossibile fornire una stima esatta circa il numero reale dei morti. Sull’orlo di un’invasione di terra in territorio libanese, che non può essere giustificata in alcun modo dal “diritto alla difesa”, siamo preoccupate e avvilite dall’inadeguatezza delle nostre politiche nel contrastare queste operazioni. I crimini di guerra e i crimini contro l’umanità di cui si sta macchiando lo stato di Israele da quasi un anno sono stati denunciati da tutti gli organi internazionali, a partire dall’ONU alla Corte Dell’Aja; tuttavia, la condotta criminale dello stato ebraico rimane impunita. Così come rimangono impuniti i crimini compiuti da Israele sin dalla sua fondazione. Le Risoluzioni ONU volte a contrastare la continua campagna di occupazione della Palestina e del Medio Oriente da parte di Israele – intento ben esplicitato da parte del primo ministro israeliano B. Netanyahu presso la sede delle Nazioni Unite – e il piano di pulizia etnica del popolo palestinese, il regime di apartheid, così come quelle Risoluzioni che sanciscono il diritto dei profughi palestinesi di ritornare nelle loro terre in Palestina, rimangono solo parole. Siamo ben consapevoli, quindi, che anche queste nostre parole rimarranno tali e che si andranno ad aggiungere alle molte altre pronunciate in precedenza, senza che facciano alcun rumore. Ciononostante, sappiamo che questa è l’unica cosa giusta da fare. Denunciare con ogni mezzo a nostra disposizione, in ogni spazio che attraversiamo, l’orrore e la disumanità che si sta consumando davanti ai nostri occhi, esprimere solidarietà al popolo palestinese e libanese, portare avanti piccole pratiche quotidiane volte a contrastare la normalizzazione di uno stato criminale. Prime fra tutte seguire e aderire alla campagna BDS, Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni.

Invitiamo chi legge a non limitarsi a seguire le indicazioni della campagna in merito a finanziamenti e acquisti quotidiani, ma a sviluppare una maggior consapevolezza circa l’impatto di ogni apparentemente piccola azione, a responsabilizzarsi ulteriormente. Invitiamo anche a supportare, secondo le proprie possibilità, le campagne di raccolta fondi per rispondere ai bisogni urgenti della popolazione civile a Gaza ed in Libano, in collaborazione rispettivamente con l’associazione palestinese Union of Agricultural Work Committees (UAWC) e l’associazione libanese Amel Association International.
Per donare:Acqua per Gaza | Un Ponte Per; Fondo Emergenza Libano | Un Ponte Per.

Consapevoli, inoltre, della grande sinergia tra esercito, industria e mondo accademico che vige in Israele, e in linea con la volontà di contrastare la normalizzazione di uno stato che viola le Risoluzioni ONU, denunciamo tutti gli accordi in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa fra il governo italiano e quello israeliano, primi fra tutti l’invio di armi italiane e la presenza di 1.000 riservisti italiani con passaporto israeliano nelle fila dell’esercito israeliano.

A tal proposito, ricordiamo come la Legge 185/1990 vieti esplicitamente la vendita di armi verso Paesi i cui governi sono responsabili di accertate violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti dell’uomo.

Denunciamo inoltre le pratiche di normalizzazione fra il governo italiano e quello israeliano che si esplicitano attraverso accordi di collaborazione fra le università italiane e israeliane, accordi economico-commerciali, accordi di cooperazione nel campo della ricerca e dello sviluppo industriale, scientifico e tecnologico. A tal proposito, ricordiamo come il 29 ottobre 2023, nel pieno dei bombardamenti su Gaza, sia stata firmata una convenzione con cui ENI e altre compagnie hanno ottenuto la licenza per lo sfruttamento di un giacimento di gas nel mare di fronte a Gaza. Quanto scritto finora rientra nei nostri diritti e doveri in quanto esseri umani e soggettività politiche, in quanto membri delle cosiddette “nazioni civili” alla cui base dovrebbero vigere quei principi generali di diritto internazionale su cui si fonda la nostra Costituzione. Ebbene, la nostra Costituzione, la nostra storia partigiana e il nostro mandato di “monitoraggio del rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario” in quanto Corpi Civili di Pace ci impongono non solo di non restare indifferenti di fronte al genocidio in Palestina e ai massacri in Libano ma di esplicitare il nostro dissenso e mettere in campo pratiche e strumenti di sensibilizzazione volti a non normalizzare la disumanità. Invitiamo chiunque legga questo comunicato a fare lo stesso.

I/le Corpi Civili di Pace appena tornati dall’anno di missione in Libano, Giordania e Romania con l’associazione Un Ponte Per