Sahti! Insieme alle donne siriane
Al via un nuovo progetto di emergenza dedicato ai rifugiati siriani e alle comunità ospitanti in Giordania. Con particolare attenzione alle donne.
Stare al fianco della comunità siriana rifugiata in Giordania, ma anche di quella ospitante. Con un’attenzione particolare alle donne, che portano il peso maggiore dello sradicamento dovuto alla guerra, ma anche dell’impatto economico e sociale sulle risorse locali.
E’ “Sahti!” (La mia salute), un nuovo progetto di intervento da poco avviato in Giordania e dedicato alle donne della comunità siriana rifugiata e di quella ospitante, sostenuto dalla Cooperazione italiana e portato avanti insieme al nostro partner storico locale, la Jordanian Women’s Union (JWU).
Salute e protezione sono le due linee di intervento sulle quali da sempre lavoriamo, coinvolgendo le donne e le loro famiglie.
Due team leader, una contabile, tre medici generici, quattro infermiere, una dentista, un oftalmologo, uno psicologo, due avvocate, due operatrici sociali: questa la squadra di lavoro della JWU.
Un team che si divide tra le tre cliniche di Amman, Irbid e Zarqa, che forniscono assistenza sanitaria e di base, dentistica ed oftalmica, e le tre hotline che tentano di garantire sostegno psico-sociale e legale a donne e minori vittime o a rischio di violenza di genere. Senza dimenticare la clinica mobile, sempre pronta ad intervenire nei casi di necessità o per le distribuzioni gratuite di medicinali.
Oltre ai lavori di riabilitazione nelle tre cliniche di salute primaria, siamo riusciti a creare anche due nuovi ambulatori, uno dentistico ed uno oftalmico, grazie ai quali servizi molto richiesti ma sinora quasi inaccessibili alla popolazione più vulnerabile sono finalmente anche alla loro portata.
Un intervento, questo, che si inserisce nel solco di anni di lavoro in Giordania con le comunità rifugiate e ospitanti, che continuiamo a portare avanti con numerosi progetti.
Accogliere, proteggere, sostenere e orientare chi fugge dalla guerra e tenta di ricostruire una vita normale: in Iraq come in Giordania resta questo l’obiettivo principale del nostro lavoro.